La CIA ha tre candidati, due uomini e una donna, per un posto di assassino.
L’ultimo giorno di test, il procuratore della CIA conduce il primo candidato maschio davanti a una grande porta d’acciaio e gli consegna una pistola.
“Dobbiamo sapere che lei seguirà le nostre istruzioni, indipendentemente dalle circostanze”, spiega.
“In questa stanza troverà sua moglie seduta su una sedia. Prenda questa pistola e la uccida”.
L’uomo è inorridito: “Non può essere serio! Non potrei mai sparare a mia moglie!”.
“Beh”, dice il procuratore, “allora non sei sicuramente l’uomo giusto per questo lavoro”.
Il procuratore della CIA conduce il secondo candidato maschio verso un’altra grande porta d’acciaio e gli consegna una pistola.
“Dobbiamo sapere che lei seguirà le istruzioni, indipendentemente dalle circostanze”, spiega il procuratore.
“In questa stanza troverai tua moglie seduta su una sedia. Prenda questa pistola e la uccida”.
Il secondo uomo si tiene pronto, prende la pistola ed entra nella stanza.
Dopo tre minuti di silenzio, l’uomo esce dalla stanza con le lacrime agli occhi.
“Volevo farlo, ma non sono riuscito a premere il grilletto e a sparare a mia moglie.
Credo di non essere l’uomo giusto per questo lavoro”.
Alla fine, il procuratore della CIA conduce la candidata verso un’altra grande porta d’acciaio e le consegna una pistola.
“Dobbiamo essere sicuri che lei seguirà le istruzioni, indipendentemente dalle circostanze.
In questa stanza troverà suo marito seduto su una sedia. Prenda questa pistola e lo uccida”.
La donna prende la pistola, entra nella stanza e, prima ancora che la porta si chiuda completamente alle sue spalle, spara sei colpi.
Poi si scatena l’inferno dietro la porta, con imprecazioni, urla, schiamazzi.
All’improvviso, tutto diventa silenzioso. La porta si apre lentamente, la donna esce e, asciugandosi il sudore dalla fronte, dice,
“Sapevate che la pistola era caricata a salve? Ho dovuto picchiare a morte quel figlio di puttana con la sedia!”.